italien |
17/29 |
18/03/2008 à 17:18 |
je dois écrire un texte sur le modèle de celui la
Il vero inferno del timido è l’ascensore. In esso, se nella cabina si trova anche una seconda persona, il Timido è perduto. Non sa dove posare lo sguardo, il tragitto gli appare eterno, la sua bocca si atteggia a un sorriso assurdo che non viene ricambiato, e provoca perciò in lui un senso di colpa evidenziato dalle orecchie che passano dal grigio cenere al rosso fiamma. Così, pur dovendo raggiungere il ventesimo piano, egli si affretta a catapultarsi fuori, proseguendo a piedi la dura ascesa.
Il Timido dal barbiere è un classico da antologia. Il barba-timido è colui che entrando per una veloce passata di barba, esce dopo alcune ore completo di taglio di capelli, shampoo, frizioncina, manicure, maschera, pulizia di viso, il tutto in una girandola di panni freddi o bollenti in faccia, i primi a temperatura sotto lo zero, i secondi ai margini dell’ustione.
Vediamo ora come si comportano i Timidi nell’ambito dei pubblici esercizi.
Provate a entrare in compagnia di un Timido in un bar, e pronunciate la frase :
« Io prendo un rabarbaro, e tu ? »
La risposta è automatica :
« Anch’io. »
Eppure, siatene certi, il rabarbaro non gli piace, anzi egli lo detesta, lo aborre, ma la timidezza non gli consente alternative.
Ed ecco il Timido alla cassa. Qui, riconosciuto come Timido dall’astuto esercente, egli riceve come resto un biglietto da mille gualcito e incollato con lo scotch. Il timido non osa respingerlo, non solo, ma non oserà nemmeno più spenderlo. Si ha notizia di timidi che alla loro morte lasciarono ingenti somme in biglietti da mille, tutti vecchi, raggrinziti e incollati con la pecetta.
E che dire del timido in farmacia ? Egli vi è entrato perché ha bisogno di un purgante. Ebbene, in presenza di una giovane dottoressa pronta a servirlo, il timido si annienta, e finisce con l’acquistare vitamine e pastiche per la gola, che allieveranno solo la sua timidezza, non certo il suo disturbo gastro-enterico.
Il Timido è il toccasana degli squattrinati. La sua timidezza lo costringe dapprima a prestarvi la somma da voi richiesta, e poi a non trovare il coraggio di domandarne la restituzione. Si narra che nel lontano 1939, un timido che ebbe a prestare mille lire a un amico, tentasse di recuperare il credito indirizzando al debitore frasi allusive del tipo :
« Ti faccio mille auguri … »
« Hai letto le Mille e una notte ? »
« Hai visto l’ultimo film di De Mille ? «
« Gradisci una fettina di millefogli ? »
« Toh, guarda un millepiedi ! »
Fin quando l’amico, eccitato dall’iterazione fonetica del vocabolo « mille », non gli chiese in prestito di altre mille lire. E ovviamente le ottenne.
Dino VERDE, Gli stivaliani
italien |
19/29 |
18/03/2008 à 17:37 |
j'ai écrit ça pour le moment
Le sfortune del geloso ed il suo contorno
Un bambino geloso biasima ai suoi genitori per avere proposto i migliori regali ai suoi fratelli e sue sorelle che a lui. È un vero inferno per i genitori che sempre temono la reazione del loro bambino alla durata di festa nazionale come noël per esempio.
Il geloso vuole quello che hanno gli altri sempre e che esso non ha, ma una volta questo oggetto l'acquisito comprenderà che non ne ha alcuna utilità e dovrebbe mettere una cosa nuova per acquisire del quale non ha bisogno. Esso non ha coscienza per volere acquisire le cose che sono inutili a lui sempre.
Les malheurs du jaloux et de son entourage
Un enfant jaloux reproche à ses parents d’avoir offert de meilleurs cadeaux à ses frères et sœurs qu’à lui. C’est un vrai enfer pour les parents qui craignent toujours la réaction de leur enfant lors de fête familiale comme noël par exemple.
Le jaloux veut toujours ce que les autres ont et qu’il n’a pas, mais une fois cet objet acquis il se rendra compte qu’il n’en a aucune utilité et devra se fixer une nouvelle chose à acquérir dont il n’a pas besoin. Il n’a pas conscience de toujours vouloir acquérir des choses qui lui sont inutiles.